TRENT’ANNI HO ASPETTATO…


“Trent’anni ho aspettato – sussurra – in questo salone Gaetano Badalamenti avrà deciso la morte di mio fratello Peppino”. E continua a guardarsi attorno, anche se non è rimasto più nulla nel salone delle feste e dei summit: “Mi sembra ancora di vederli – dice Giovanni Impastato – i mafiosi che ridevano al balcone e i politici che arrivavano da Palermo”. 

E mentre lo ripete, va ad aprire le persiane: “Ma adesso la casa di Badalamenti è stata confiscata ed è stata affidata dal Comune all’associazione che porta il nome di Peppino. Qui si trasferirà anche la biblioteca comunale”. Dal balcone dove si affacciavano i potenti di Sicilia, Giovanni Impastato guarda adesso cento passi oltre, dove c’è la casa di Peppino: “È come se quei cento passi non ci fossero più – dice – è come se Peppino e nostra madre fossero qui”.

Il segno della ricchezza e del potere di don Tano è appena oltre la porta d’ingresso: è la scala in onice che apre al piano nobile. “Ci sono saliti giovani mafiosi come Bernardo Provenzano e Luciano Liggio”, ricorda Giovanni. I mobili che arricchivano la casa sono stati portati via quindici giorni fa da alcuni operai che sembravano avere molta fretta. Ma alla fine del trasloco, hanno anche spazzato per terra. Non c’è un solo foglio di carta in giro.

Non c’è neanche la corrente elettrica a casa Badalamenti. Bisogna aprire le finestre per addentrarsi da una parte all’altra della casa. Saranno 250 metri quadrati per ognuno dei tre piani. “Ricordo di averci giocato da bambino in queste stanze – dice Impastato – ci portava nostro padre”. In terrazza potevano salire solo in pochi, per assistere alla gara dei cavalli nel corso

All’ultimo piano, sono rimasti i segni di un inizio di ristrutturazione. Il padrino sperava ancora di ottenere un sconto sulla condanna americana. Erano i giorni in cui accettava di fare un verbale con il maresciallo Antonino Lombardo e ammetteva di essere stato confidente dell’Arma. Il 5 marzo 1995, il maresciallo si è sparato un colpo di pistola. E sono scomparsi i suoi appunti. Badalamenti è rimasto nelle carceri americane, dove è morto nel 2004.

Dice Giovanni Impastato: “Chiedo che le indagini sulla morte di Peppino vengano riaperte. Bisogna fare luce sui depistaggi che hanno favorito Badalamenti”. Un’inchiesta de L’Espresso ripercorre in questi giorni le tappe del mistero. Sono racchiuse in una domanda: quali relazioni intratteneva Badalamenti con pezzi delle istituzioni?

Tratto dalla  Repubblica.it

Queste dichiarazione di Giovanni Impastato che per la prima volta mette piede nella casa del Boss mandante dell’omicidio del fratello, mi fanno rabbrividire al solo pensiero di quella immagine di qualcuno che decide una morte, e che morte.

Una spettacolare rivincita qualche giorno fa, nel giorno della commemorazione di Peppino Impastato, quando finalmente, dopo 32 anni la casa di Don Tano Badalamenti, già sequestrata da Falcone e Borsellino nel 1983, nel centrale Corso Umberto n. 183, a “100 passi” dalla casa di Peppino, diventa sede di un centro culturale e dell’Associazione Peppino Impastato.

In questo caso ci vuole proprio…. “…e Don Tano si rivoltò nella tomba!”

Spero che nei prossimi giorni anche Regalbuto, grazie anche alla volontà di un gruppo di cittadini regalbutesi, possa avere il suo centro culturale “Peppino Impastato”, per la cultura che non dimentica.

La Lotta alla Mafia non è di Destra o di Sinistra, ma solo di chi la combatte.

Saluti, Francesco